Wednesday 16 February 2011

il lavoro

da questo articolo apparso su tr3nta.com:

La nostra è una “Repubblica democratica fondata sul lavoro”, spiega la Costituzione. Ma il lavoro, oltre che essere un diritto riconosciuto e tutelato, è anche un dovere: “Ogni cittadino”, recita il secondo comma dell’articolo 4, “ha il dovere di svolgere, secondo le proprie possibilità e la propria scelta, un’attività che concorra al progresso materiale o spirituale della società”. La nostra Repubblica, figlia della lotta partigiana insieme bianca e rossa, afferma il valore sociale del lavoro. Il messaggio è affascinante: il lavoro non serve solo ad affermare se stessi, serve a contribuire al progresso generale, serve a rendere tutti un po’ più ricchi, e non solo economicamente.
Eppure per tanti, soprattutto per tanti giovani, questi assunti rischiano di essere parole vuote di significato reale, e per vari motivi. Il primo è un dato economico. Le tasse premiano i patrimoni e le rendite, non certo il lavoro. Possedere beni immobili, o anche rendite finanziarie, è garanzia di sussistenza maggiore di tanti lavori precari e sottopagati.

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