Saturday 15 January 2011

attorno il mondo ha fatto un giro

da La Repubblica, un articolo di Ezio Mauro del 14 gennaio 2011:

"La realtà è che l'innovazione berlusconiana del '94 si è accontentata della conquista del potere ed è invecchiata esercitandolo, insieme con tutti i protagonisti in campo - sempre uguali, sempre gli stessi - di maggioranza e d'opposizione. Attorno il mondo ha fatto un giro, è nata Google, è rinata al mercato la Cina: l'Italia è ferma. Guidandola, Berlusconi diventa il simbolo di un Paese bloccato, il cui immobilismo non può però certamente dipendere solo da lui. Attorno alla politica nazionale, il sistema non ha più prodotto uomini riconosciuti come quadri internazionali dalla comunità europea e mondiale, come ai tempi di Ruggiero, Prodi, Monti, Padoa Schioppa, Bonino. Tolta l'eccellenza della moda e in particolare del lusso (che non può trainare da solo l'economia di un Paese) è ferma la produttività e la competitività del sistema industriale, quindi della crescita. Ma appassisce persino la stessa vecchia scuola delle Partecipazioni Statali, declina l'università e tutto il sistema d'istruzione - vero investimento a medio e lungo termine sul futuro -, le televisioni sono diventate inguardabili salvo le nicchie di Sky e della nuova "7". L'establishment ha confermato di non esistere, accontentandosi di essere un network di autoprotezione da rotocalco, incapace di svolgere la funzione nazionale di un richiamo alle regole e ai canoni europei, ma preferendo adattarsi al modus vivendi di un Paese rimpicciolito e rattrappito, pur di staccare qualche dividendo di piccolo potere, all'ombra del potere dominante. Così, inevitabilmente, l'immagine complessiva del Paese è declinata fino a raggiungere i più ingiusti stereotipi che ci hanno sempre accompagnati: in modo che nelle cancellerie non si fa nemmeno più lo sforzo di distinguere la realtà italiana dai luoghi comuni, perché la coincidenza è più comoda, e un'Italia debole fa comodo a tanti.

Il debito pubblico, nella sua massa enorme e nell'impotenza anche culturale della politica di affrontarlo per noi e per i nostri figli, è la fotografia di questo blocco. Che rende difficile affrontare gli spiragli di ripresa che gonfiano le vele alla Germania, ma consentono alla Francia di mantenere lo status di grande Paese se non più di grande potenza, ridanno speranza all'America, cambiano con Cina, India e Brasile la geopolitica mondiale."

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